"Nell'Amore si soccombe."
"Gli ignavi sono coloro che non hanno scelto. "Dobbiamo scegliere, appartenere, prenderci delle responsabilità."
"Il mondo non lo abbiamo in eredità dai nostri padri ma in prestito dai nostri figli."
"Bisogna attraversare il male."
"Dio dà agli uomini ciò che gli uomini hanno scelto."
"Amor ch'a nullo amato amar perdona: è una Legge."
"Quando si legge il Vangelo si va in manicomio."
"Non esiste amore sprecato."
"Non cercare un senso: il senso sei tu!"
Ieri sera ho sentito Benigni su Rai 1. Ne sono rimasta letteralmente stregata.
Quell'uomo possiede dei talenti straordinari, non sono certo io a scoprirlo: parlare per 2 ore, controllare l'emotività, controllare il respiro, mantenersi lucido, affrontare il pubblico da solo senza una Spalla, recitare a memoria, immedesimarsi...
Ma m'impressiona di più la sua capacità di comunicazione, la sua vitalità, il suo credo e il coraggio a mostrare le sue emozioni profonde. Geniale, artista, umile, colto, studioso...
La politica, la satira, le parolacce, i soldi... ok: questo è per far ridere o sor-ridere.
Ma il parlare così direttamente dell'Amore, di Dio, di Nostro Signore, della Madonna, dell'Eros, del Vangelo, della Gioia, della Gratitudine, della Pietà per gli altri, di S. Agostino e S. Tommaso... mi prende l'anima, mi sono sentita connessa con lui e con l'Universo intero. Teologo, spirituale, mistico, Appassionato della Vita...
Grazie, Roberto.
cta
foto: tuttobenigni.it
Dolore e gioia, Cuore e dolcezza, libertà e gratitudine, essere e Dio, Amore e Spirito, legge e morte, Yehosua e passione, disperazione e tenerezza, solitudine e bellezza: la Vita.
30/11/2007
26/11/2007
l'inferno
"L'inferno non esiste" - dicono alcuni.
"Sì, esiste, ma è vuoto" - dicono altri.
"L'inferno è qui: basta guardare quanta sofferenza c'è al mondo e nella propria vita" - altri ancora.
L'inferno, per me, è lo stato in cui si è profondamente e totalmente infelici. In questo senso lo si può sperimentare fin da questa dimensione. Temo però che ci sia dell'altro: l'Inferno con la I maiuscola potrebbe essere (uso il condizionale perchè questo pensiero mi fa male prima ancora che lo esprima) quella dimensione, fuori dal tempo, in cui non è più possibile modificare alcunchè e pertanto oltre a essere profondamente e totalmente infelici, lo si è anche inesorabilmente ed eternamente.
La concezione di inferno come punizione data da Dio per le mie colpe mi tocca per nulla; non sono irriverente, nè senza peccato, ma punto tutto coscientemente sulla Misericordia e tanto mi basta per affrontare qualunque giudizio.
Ho paura invece dell'inferno come scelta del libero arbitrio di una creatura della cui inviolabilità Dio stesso si fa garante.
Scegliere di fare il male per stare male per sempre... mi è troppo difficile da capire...
Mi immagino un buco nero: rinchiuso in se stesso, senza comunicazione, pesantissimo, impenetrabile a tutto, anche alla Luce.
...
Qualche anno fa, poichè mi sembrava di soffrire molto, cercando conforto presso il mio amico M@urice, ponevo una domanda: "Qual è il dolore più grande da sopportare per un essere umano?"
"Il tormento della propria coscienza, ci sono degli esseri che soffrono terribilmente per questo" mi rispose Lui.
Non avevo capito. Pensavo: la perdita degli ideali, la morte di un figlio, l'alienazione da sè, il tradimento dell'amico più fidato...
Nella puntata del 20.11. Gideon di Criminal Minds, citando qualcuno di cui non ho afferrato il nome, diceva:
La tortura di una cattiva coscienza è l'inferno di un essere vivente
cta
"Sì, esiste, ma è vuoto" - dicono altri.
"L'inferno è qui: basta guardare quanta sofferenza c'è al mondo e nella propria vita" - altri ancora.
L'inferno, per me, è lo stato in cui si è profondamente e totalmente infelici. In questo senso lo si può sperimentare fin da questa dimensione. Temo però che ci sia dell'altro: l'Inferno con la I maiuscola potrebbe essere (uso il condizionale perchè questo pensiero mi fa male prima ancora che lo esprima) quella dimensione, fuori dal tempo, in cui non è più possibile modificare alcunchè e pertanto oltre a essere profondamente e totalmente infelici, lo si è anche inesorabilmente ed eternamente.
La concezione di inferno come punizione data da Dio per le mie colpe mi tocca per nulla; non sono irriverente, nè senza peccato, ma punto tutto coscientemente sulla Misericordia e tanto mi basta per affrontare qualunque giudizio.
Ho paura invece dell'inferno come scelta del libero arbitrio di una creatura della cui inviolabilità Dio stesso si fa garante.
Scegliere di fare il male per stare male per sempre... mi è troppo difficile da capire...
Mi immagino un buco nero: rinchiuso in se stesso, senza comunicazione, pesantissimo, impenetrabile a tutto, anche alla Luce.
...
Qualche anno fa, poichè mi sembrava di soffrire molto, cercando conforto presso il mio amico M@urice, ponevo una domanda: "Qual è il dolore più grande da sopportare per un essere umano?"
"Il tormento della propria coscienza, ci sono degli esseri che soffrono terribilmente per questo" mi rispose Lui.
Non avevo capito. Pensavo: la perdita degli ideali, la morte di un figlio, l'alienazione da sè, il tradimento dell'amico più fidato...
Nella puntata del 20.11. Gideon di Criminal Minds, citando qualcuno di cui non ho afferrato il nome, diceva:
La tortura di una cattiva coscienza è l'inferno di un essere vivente
cta
di
ilaron
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21/11/2007
The Greatests - Piero
He has been a farmer, a carpenter, a restaurant owner, a lorry driver, a retired person.
He's a man not well-educated, unpretentious but not stupid at all. He has a hard will and an amazing memory (like Pico della Mirandola). I saw him doing really difficult things with iron, wood, glass and stones. The way he handles and keeps his work-tools has always made me curious: it seems he's graceful to these objects for the work they have done. He's strong, mighty, he looks like a three doors closet; with him we always felt safe and I thought, and I still do, that, thanks to him, we would have survived to a nuclear disaster.
He's good at tilling the soil, at cooking and at wine-making!
He's an insatiable eater, in extra-fine taste. The chicken that he cooks is excellent. He's an irreplaceable help when my mom cooks some Italian typical dishes as: "risotto coi fegatini", "baccalà alla vicentina", "coniglio alla cacciatora", "frittelle", "sarde in saor"!!!
He doesn't like priests very much, but he has his own religion: eating and eating together is sacred to him; the guest that enters in his house is holy; his family is sacred: he's very possessive towards it; the funerals as last goodbye to someone he loved or he didn't know at all is sacred.
I have never seen him staggering except for the illness of his beloved Francesco.
The old age is bothering him a lot, but it isn't going to threatening him: he wants to live until 150 years, and even more... if it is possible.
My father taught me to love THIS material life, to taste it and to find in it, anyhow, all I can. He taught me to think up any solution, to transform the things that surround me. He made me learning how to get things by intuitions, instead of using hands, eyes, books, and tools. He told me never to surrender, to be wary, to be sincere, to keep what I've said, to help who need something, to respect Life.
Well. Thank you, dad!
wml
english version by stoc
He's a man not well-educated, unpretentious but not stupid at all. He has a hard will and an amazing memory (like Pico della Mirandola). I saw him doing really difficult things with iron, wood, glass and stones. The way he handles and keeps his work-tools has always made me curious: it seems he's graceful to these objects for the work they have done. He's strong, mighty, he looks like a three doors closet; with him we always felt safe and I thought, and I still do, that, thanks to him, we would have survived to a nuclear disaster.
He's good at tilling the soil, at cooking and at wine-making!
He's an insatiable eater, in extra-fine taste. The chicken that he cooks is excellent. He's an irreplaceable help when my mom cooks some Italian typical dishes as: "risotto coi fegatini", "baccalà alla vicentina", "coniglio alla cacciatora", "frittelle", "sarde in saor"!!!
He doesn't like priests very much, but he has his own religion: eating and eating together is sacred to him; the guest that enters in his house is holy; his family is sacred: he's very possessive towards it; the funerals as last goodbye to someone he loved or he didn't know at all is sacred.
I have never seen him staggering except for the illness of his beloved Francesco.
The old age is bothering him a lot, but it isn't going to threatening him: he wants to live until 150 years, and even more... if it is possible.
My father taught me to love THIS material life, to taste it and to find in it, anyhow, all I can. He taught me to think up any solution, to transform the things that surround me. He made me learning how to get things by intuitions, instead of using hands, eyes, books, and tools. He told me never to surrender, to be wary, to be sincere, to keep what I've said, to help who need something, to respect Life.
Well. Thank you, dad!
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I Magnifici - Piero
Contadino, carpentiere, ristoratore, camionista, pensionato.
Uomo con bassa scolarità, semplice ma tutt'altro che stupido. Dotato di volontà tenace e memoria mirandoliana, gli ho visto fare cose molto difficili con il ferro, il legno, il vetro, la betonata, la pietra..
Mi ha sempre incuriosito la "venerazione" con cui tratta e custodisce i suoi arnesi e attrezzi di lavoro, quasi sia loro grato per il lavoro compiuto.
Forte, possente, sembra un armadio a 3 ante; noi bambini ci siamo sempre sentiti al sicuro e io pensavo, e lo penso ancora, che con un uomo così saremmo sopravvissuti anche a un disastro nucleare.
Conosce i segreti dell'orto, della salumeria e della vinificazione.
!
Mangiatore insaziabile ma dal gusto sopraffino. Il pollo ai ferri fatto da lui é una cosa eccezionale. Insostituibile aiuto-cuoco di mia madre per la preparazione di alcuni mitici piatti: il risotto di fegatini, il baccalà alla vicentina, il coniglio alla cacciatora, le frittelle, le sarde in saor.
!!!
I preti gli piacciono poco ma ha una religione tutta sua: sono sacri l'atto del mangiare e il mangiare insieme a tavola; sacro è l'ospite che entra in casa; sacra è la sua famiglia verso la quale ha un estremo senso del possesso; sacro è il funerale quale ultimo saluto a chi gli è caro ma anche a chi non conosce.
Dalla forza morale non comune, io figlia, non l'ho MAI visto vacillare se non in occasione della malattia del suo adorato Francesco.
La vecchiaia lo disturba parecchio ma non lo intimidisce: vuole vivere fino a 150 anni e anche di più... se è possibile.
Mio padre mi ha insegnato ad amare QUESTA dimensione terrena, a sapermela cavare in ogni momento e con i mezzi che ho a disposizione, a inventare soluzioni, a trasformare le cose intorno a me, a comprendere per intuito prima con le mani e con gli occhi e poi con i libri e il goniometro, a non arrendermi mai, a essere prudente, a evitare il falso, a onorare la parola data, a soccorrere chi è in difficoltà, a rispettare la Vita.
Ok, papà! Grazie.
cta
Uomo con bassa scolarità, semplice ma tutt'altro che stupido. Dotato di volontà tenace e memoria mirandoliana, gli ho visto fare cose molto difficili con il ferro, il legno, il vetro, la betonata, la pietra..
Mi ha sempre incuriosito la "venerazione" con cui tratta e custodisce i suoi arnesi e attrezzi di lavoro, quasi sia loro grato per il lavoro compiuto.
Forte, possente, sembra un armadio a 3 ante; noi bambini ci siamo sempre sentiti al sicuro e io pensavo, e lo penso ancora, che con un uomo così saremmo sopravvissuti anche a un disastro nucleare.
Conosce i segreti dell'orto, della salumeria e della vinificazione.
!
Mangiatore insaziabile ma dal gusto sopraffino. Il pollo ai ferri fatto da lui é una cosa eccezionale. Insostituibile aiuto-cuoco di mia madre per la preparazione di alcuni mitici piatti: il risotto di fegatini, il baccalà alla vicentina, il coniglio alla cacciatora, le frittelle, le sarde in saor.
!!!
I preti gli piacciono poco ma ha una religione tutta sua: sono sacri l'atto del mangiare e il mangiare insieme a tavola; sacro è l'ospite che entra in casa; sacra è la sua famiglia verso la quale ha un estremo senso del possesso; sacro è il funerale quale ultimo saluto a chi gli è caro ma anche a chi non conosce.
Dalla forza morale non comune, io figlia, non l'ho MAI visto vacillare se non in occasione della malattia del suo adorato Francesco.
La vecchiaia lo disturba parecchio ma non lo intimidisce: vuole vivere fino a 150 anni e anche di più... se è possibile.
Mio padre mi ha insegnato ad amare QUESTA dimensione terrena, a sapermela cavare in ogni momento e con i mezzi che ho a disposizione, a inventare soluzioni, a trasformare le cose intorno a me, a comprendere per intuito prima con le mani e con gli occhi e poi con i libri e il goniometro, a non arrendermi mai, a essere prudente, a evitare il falso, a onorare la parola data, a soccorrere chi è in difficoltà, a rispettare la Vita.
Ok, papà! Grazie.
cta
di
ilaron
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17/11/2007
il dolore
Qualche giorno dopo (vedi post precedente) trovai un'altra frase illuminante, capitale!, che mi è rimasta scolpita nella mente in caratteri cubitali (da allora, era l'anno 1988, a tutt'oggi).
Ho capito che Dio per salvarmi dal pericolo imminente può anche by-passare le leggi della fisica e della psicologia, ma, appena sono al sicuro, mi chiede di riflettere su quanto mi è accaduto e perché. Mi chiede di imparare la lezione, di ri-prendermi la responsabilità di me stessa, di ritornare al Gioco della Vita con il mio libero arbitrio e le Cause Seconde alle quali ha consegnato "questa parte di Universo" (Battiato - lo cito di nuovo perché mi piace troppo).
Il dolore accolto con fede, redime moltitudini; vissuto consapevolmente porta conoscenza comprensione e compassione per sè e gli altri. C'è però anche un dolore "cattivo", quello che ci schiaccia e ci porta alla disperazione. Ci sono malattie che ci colpiscono proprio nella capacità di autocontrollo e di attribuzione di significati esponendoci così al dolore più crudo: l'alienazione di sè. Questo dolore va contenuto, trattato con tutti i mezzi a nostra disposizione, siano essi farmacologici, psicoterapeutici, spirituali.
Capii al volo: non ero responsabile del male che mi era stato fatto e del dolore conseguente, ma sarei diventata responsabile della mia pazzia se non correvo ai ripari cercando in fretta un aiuto medico.
La frase:
Il dolore distorce l'io.
cta
Ho capito che Dio per salvarmi dal pericolo imminente può anche by-passare le leggi della fisica e della psicologia, ma, appena sono al sicuro, mi chiede di riflettere su quanto mi è accaduto e perché. Mi chiede di imparare la lezione, di ri-prendermi la responsabilità di me stessa, di ritornare al Gioco della Vita con il mio libero arbitrio e le Cause Seconde alle quali ha consegnato "questa parte di Universo" (Battiato - lo cito di nuovo perché mi piace troppo).
Il dolore accolto con fede, redime moltitudini; vissuto consapevolmente porta conoscenza comprensione e compassione per sè e gli altri. C'è però anche un dolore "cattivo", quello che ci schiaccia e ci porta alla disperazione. Ci sono malattie che ci colpiscono proprio nella capacità di autocontrollo e di attribuzione di significati esponendoci così al dolore più crudo: l'alienazione di sè. Questo dolore va contenuto, trattato con tutti i mezzi a nostra disposizione, siano essi farmacologici, psicoterapeutici, spirituali.
Capii al volo: non ero responsabile del male che mi era stato fatto e del dolore conseguente, ma sarei diventata responsabile della mia pazzia se non correvo ai ripari cercando in fretta un aiuto medico.
La frase:
Il dolore distorce l'io.
cta
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ilaron
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10/11/2007
panico
Stavo male, molto male. Tutto intorno a me era prigione: le mura, le persone, il mio corpo, la mia mente. Volevo scappare da qualche parte, volevo smettere di provare dolore. Cercavo la manopola della mia vita (ora direi il telecomando... mi va di scherzare anche se sto ricordando uno dei momenti più tragici che ho vissuto...) per poter spegnere un programma che non mi garbava proprio più.
Ma ero consapevole di essere ancora me. Perdurando la sofferenza e la prigione, a un certo punto entrai in uno stato di confusione, paralisi e panico che cominciava a sgretolarmi i cervello.
Ricordo vividamente il luogo il giorno e l'ora in cui ho avuto la netta sensazione dell'imminente fine: non reggevo più lo stravaso emotivo-sensoriale e avevo realizzato di dover ammazzare il corpo per mantenere integra la mia psiche. Bene, no? finalmente avrei agito! No, non bene; subitaneamente un altro pensiero mi si presentò in testa: "se ragioni così, sei già rotta, scissa, schizzata"...
Stavo diventando pazza.
...
E gli altri dov'erano? Ero sola. Erano spariti. Erano lì vicino a me ma io non li vedevo più. Erano diventati trasparenti a me esattamente quanto io impermeabile a loro.
Per Caso lessi una frase da un libro (non mio) trovato aperto sul tavolo (messo lì da chissà chi, forse un Angelo) e ad essa mi aggrappai con tutta la forza della disperazione, come il naufrago all'ultima tavola di una zattera sfasciata.
Mi stava rispondendo, mi stava indicando un criterio di discernimento, mi stava spingendo all'azione, mi resettava la mente cortocicuitata, mi restituiva la vista degli altri e l'interrelazione.
Avevo già da tempo deciso di essere buona, per scelta. Mi misi a diventare ancora più buona, per necessità.
La frase:
"Chi si rende disponibile agli altri si mantiene psichicamente sano" (E. Lukas)
mi ha salvato.
cta
Ma ero consapevole di essere ancora me. Perdurando la sofferenza e la prigione, a un certo punto entrai in uno stato di confusione, paralisi e panico che cominciava a sgretolarmi i cervello.
Ricordo vividamente il luogo il giorno e l'ora in cui ho avuto la netta sensazione dell'imminente fine: non reggevo più lo stravaso emotivo-sensoriale e avevo realizzato di dover ammazzare il corpo per mantenere integra la mia psiche. Bene, no? finalmente avrei agito! No, non bene; subitaneamente un altro pensiero mi si presentò in testa: "se ragioni così, sei già rotta, scissa, schizzata"...
Stavo diventando pazza.
...
E gli altri dov'erano? Ero sola. Erano spariti. Erano lì vicino a me ma io non li vedevo più. Erano diventati trasparenti a me esattamente quanto io impermeabile a loro.
Per Caso lessi una frase da un libro (non mio) trovato aperto sul tavolo (messo lì da chissà chi, forse un Angelo) e ad essa mi aggrappai con tutta la forza della disperazione, come il naufrago all'ultima tavola di una zattera sfasciata.
Mi stava rispondendo, mi stava indicando un criterio di discernimento, mi stava spingendo all'azione, mi resettava la mente cortocicuitata, mi restituiva la vista degli altri e l'interrelazione.
Avevo già da tempo deciso di essere buona, per scelta. Mi misi a diventare ancora più buona, per necessità.
La frase:
"Chi si rende disponibile agli altri si mantiene psichicamente sano" (E. Lukas)
mi ha salvato.
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ilaron
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06/11/2007
In-formazione
Dagli scambi biochimici delle cellule alle forze gravitazionali delle galassie, dalle comunicazioni dei media alle relazioni affettive, dalle transazioni bancarie alle dinamiche intrapsichiche, dagli schemi del calcio agli spartiti musicali, dai colori di Van Gogh alle formule di Einstein, dagli articoli della Costituzione alle note della nostra agenda personale, dall'impianto fognario alle piramidi di Giza:
foto: ilaron - Assisi, Basilica di S. Francesco
L'informazione
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02/11/2007
la morte
In questi giorni ho detto ADDIO a due care persone: una giovane donna e un uomo molto vecchio. Anche se razionalmente si è portati a pensare che l'anziano ha vissuto comunque la sua vita mentre la giovane donna non ha avuto questa possibilità, vi posso assicurare (ma voi lo sapete già) che il dolore del distacco è il medesimo, e pur unico.
Epicuro: "La morte non esiste per noi. Quando noi viviamo la morte non c'è, quando c'è lei non ci siamo noi".
Sinceramente: non sono molto confortata da queste posizioni filosofiche.
Capisco meglio Leopardi, anzi, da giovane sposavo appieno questa sua frase:
"Se la vita è un male, perché ci viene data? E se la vita è un bene, perché ci viene tolta?"
Come Francesco di Assisi, anche Branduardi ne Il Funerale chiama la morte "sorella":
"Se viene la sera compagno non avrai, da solo farai la tua strada...
E allora la prima sarà la faina, verrà per portarti paura.
Se non la fuggirai, sorella ti sarà..."
Mi piace questa combinazione di giullari, uno del 2000 e uno del 1100... ma soprattutto mi fa bene pensare che la morte possa essere sorella (esistono però anche sorelle tremende!)
Battiato in Le sacre sinfonie del tempo ci dichiara Esseri Immortali caduti nelle tenebre, destinati a errare; nei secoli dei secoli, fino a completa guarigione.
E ancora Branduardi in Rifluisce il fiume:
"Cosa dice il vecchio alla morte che in attesa sta? Non racconta poesie ma sa...
Rifluisce il fiume se la neve va, danzano le cose e la danza non finirà.
Il cerchio della vita lei a lui riunirà. E niente mai perduto va, al centro tornerà."
La vita come danza che non finisce, quindi.
Lo pensa anche Kahlil Gibran: "E quando la terra chiederà le vostre ossa, allora danzerete veramente".
Sdrammatizziamo un po':
"Non è che ho paura di morire. È che non vorrei essere lì quando succede." (Woody Allen)
"Siamo nati per morire. Se l'avessi saputo prima!" (Roberto Gervaso)
"Morire è l'ultima cosa che farò." (Roberto Benigni)
Alcune comunicazioni medianiche dicono che l'esperienza del morire è simile al tuffarsi nelle acque di un laghetto alpino; il repentino cambiamento di stato ci fa fare "fffhhh" ma poi...ci si abitua...
C'è niente da fare: io ho paura della morte e della sofferenza che la può precedere. Ho riflettuto molto. Non ho soluzioni se non ricorrendo alla fede in Yehosua:
Gv. 6,57 - Chi mangia di me vivrà per me.
Gv. 11,25 - Chi crede in me, anche se muore, vivrà.
Ma ci sono due cose che riescono ad addolcirmi il pensiero della morte.
La prima è un film.
Ricordate Marcellino Pane e Vino? Desiderava tanto vedere la sua mamma che era andata in cielo e il Cristo di legno (che il piccino nutriva sottraendo il cibo ai frati) scende dalla croce, lo abbraccia, lo fa dormire e lo porta dalla sua mamma.
La seconda è una storiella talmudica (credo, non ricordo bene la fonte):
Un giorno l'Angelo della morte si presentò ad Abramo, l'amico di Dio, e gli disse: "Preparati, devi venire con me".
Abramo un po' contrariato si rivolse a Dio e gli chiese: "Può l'Amico gradire la morte del suo Amico?"
Dio gli rispose: "E può l'Amico rifiutare l'incontro con il suo Amico?"
Forte di questa risposta, Abramo seguì tranquillo l'Angelo della morte.
L'incontro con il mio Amico più caro? Se la morte fosse questo, ci potrei anche stare...
"E ora a noi due" disse una santa sul letto di morte.
cta
... la morte ...
L. Wittgenstein: "La morte non é un evento della vita. Non esiste una esperienza della morte".Epicuro: "La morte non esiste per noi. Quando noi viviamo la morte non c'è, quando c'è lei non ci siamo noi".
Sinceramente: non sono molto confortata da queste posizioni filosofiche.
Capisco meglio Leopardi, anzi, da giovane sposavo appieno questa sua frase:
"Se la vita è un male, perché ci viene data? E se la vita è un bene, perché ci viene tolta?"
Come Francesco di Assisi, anche Branduardi ne Il Funerale chiama la morte "sorella":
"Se viene la sera compagno non avrai, da solo farai la tua strada...
E allora la prima sarà la faina, verrà per portarti paura.
Se non la fuggirai, sorella ti sarà..."
Mi piace questa combinazione di giullari, uno del 2000 e uno del 1100... ma soprattutto mi fa bene pensare che la morte possa essere sorella (esistono però anche sorelle tremende!)
Battiato in Le sacre sinfonie del tempo ci dichiara Esseri Immortali caduti nelle tenebre, destinati a errare; nei secoli dei secoli, fino a completa guarigione.
E ancora Branduardi in Rifluisce il fiume:
"Cosa dice il vecchio alla morte che in attesa sta? Non racconta poesie ma sa...
Rifluisce il fiume se la neve va, danzano le cose e la danza non finirà.
Il cerchio della vita lei a lui riunirà. E niente mai perduto va, al centro tornerà."
La vita come danza che non finisce, quindi.
Lo pensa anche Kahlil Gibran: "E quando la terra chiederà le vostre ossa, allora danzerete veramente".
Sdrammatizziamo un po':
"Non è che ho paura di morire. È che non vorrei essere lì quando succede." (Woody Allen)
"Siamo nati per morire. Se l'avessi saputo prima!" (Roberto Gervaso)
"Morire è l'ultima cosa che farò." (Roberto Benigni)
Alcune comunicazioni medianiche dicono che l'esperienza del morire è simile al tuffarsi nelle acque di un laghetto alpino; il repentino cambiamento di stato ci fa fare "fffhhh" ma poi...ci si abitua...
C'è niente da fare: io ho paura della morte e della sofferenza che la può precedere. Ho riflettuto molto. Non ho soluzioni se non ricorrendo alla fede in Yehosua:
Gv. 6,57 - Chi mangia di me vivrà per me.
Gv. 11,25 - Chi crede in me, anche se muore, vivrà.
Ma ci sono due cose che riescono ad addolcirmi il pensiero della morte.
La prima è un film.
Ricordate Marcellino Pane e Vino? Desiderava tanto vedere la sua mamma che era andata in cielo e il Cristo di legno (che il piccino nutriva sottraendo il cibo ai frati) scende dalla croce, lo abbraccia, lo fa dormire e lo porta dalla sua mamma.
La seconda è una storiella talmudica (credo, non ricordo bene la fonte):
Un giorno l'Angelo della morte si presentò ad Abramo, l'amico di Dio, e gli disse: "Preparati, devi venire con me".
Abramo un po' contrariato si rivolse a Dio e gli chiese: "Può l'Amico gradire la morte del suo Amico?"
Dio gli rispose: "E può l'Amico rifiutare l'incontro con il suo Amico?"
Forte di questa risposta, Abramo seguì tranquillo l'Angelo della morte.
L'incontro con il mio Amico più caro? Se la morte fosse questo, ci potrei anche stare...
"E ora a noi due" disse una santa sul letto di morte.
cta
01/11/2007
La Gioia
La Gioia é un dono dello Spirito, secondo il Nuovo Testamento, e io lo credo.
Personalmente la percepisco come una Dimensione dell' essere.
E' un Ambiente, secondo Teilhard de Chardin.
E' un Campo Vibrazionale, secondo la New Age.
Francesco d'Assisi, scalzo, steso sulla nuda roccia, a guardare le stelle, è l'immagine che più si avvicina alla mia idea di Gioia. Vorrei anch'io...
La Gioia é anche una forza, nel senso di entità agente, e Francesco infatti ne é agito nella contemplazione e nell'estasi (non le pastiglie...)
Dove trovare la Gioia?
"Vendo solo i semi" - rispose l'Angelo al contadino che al mercato chiedeva di poterne comperare un po'. (é una storiella di De Mello, se non ricordo male) Non puoi comprarla e non puoi possederla perché per sua natura non é un obiettivo. Eppure puoi sperimentarla, eccome!
Illuminante una frase di Viktor Frankl:
La felicità non é un obiettivo, é un effetto collaterale.
Insomma: ci vuole passione (direbbe Eros Ramazzotti)
foto: ilaron
Personalmente la percepisco come una Dimensione dell' essere.
E' un Ambiente, secondo Teilhard de Chardin.
E' un Campo Vibrazionale, secondo la New Age.
Francesco d'Assisi, scalzo, steso sulla nuda roccia, a guardare le stelle, è l'immagine che più si avvicina alla mia idea di Gioia. Vorrei anch'io...
La Gioia é anche una forza, nel senso di entità agente, e Francesco infatti ne é agito nella contemplazione e nell'estasi (non le pastiglie...)
Dove trovare la Gioia?
"Vendo solo i semi" - rispose l'Angelo al contadino che al mercato chiedeva di poterne comperare un po'. (é una storiella di De Mello, se non ricordo male) Non puoi comprarla e non puoi possederla perché per sua natura non é un obiettivo. Eppure puoi sperimentarla, eccome!
Illuminante una frase di Viktor Frankl:
La felicità non é un obiettivo, é un effetto collaterale.
Insomma: ci vuole passione (direbbe Eros Ramazzotti)
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